domenica 13 luglio 2014

Cipro Nord

Esattamente un anno fa abbiamo passato la canonica settimana di ferie estive a Cipro Nord.

L’Isola di Cipro è divisa a metà dalla cosiddetta Green Line: la parte sud è sotto il governo greco mentre la parte nord è sotto la protezione del governo Turco.
La Repubblica Turca di Cipro del Nord non è riconosciuta dalle nazioni unite, da quando si è autoproclamata nel 1983 pertanto, per raggiungere l’aeroporto di Ercan, non esistono voli diretti, ma bisogna fare uno scalo tecnico in Turchia: l’equipaggio dell’aereo scende, ne sale uno nuovo, il numero del volo viene cambiato ufficialmente e allora si è pronti per il trasvolo da Antalya verso Cipro.

Visto il clima di tensione (affievolitosi ormai, negli anni) tra Grecia e Turchia, è sconsigliato presentare il passaporto per farsi apporre il visto di visita a Cipro Nord, ma è preferibile esibire la Carta d’Identità. In tal caso viene rilasciato un visto cartaceo che non lascia “traccia” della visita a Cipro Nord, perché (dicono) con il visto turco-cipriota presente sul Passaporto, i greci non ti permettono più l’ingresso.
Almeno questo è quello che si dice e suppongo che non sia poi così vero, perché oggi la Green Line si passa tranquillamente esibendo il documento (e il visto) sia verso la parte greca che turca, infatti, la curiosità che attira frotte di visitatori, è che la Green Line taglia la capitale cipriota Nicosia (Lefkosa per i turco-ciprioti) come un’ultima Berlino.

Lì, si può passare dalla Turchia alla Grecia camminando lungo la strada e passando i controlli dei documenti. Una banalità per noi triestini, abituati da tempo a passare il confine per andare a fare la spesa o fare benzina.
E’ una situazione abbastanza irreale vedere i fili spinati e i sacchi di sabbia tipici delle trincee sopra i muri di cinta del confine in mezzo alla città con un flusso di turisti che passano dall’europeismo spinto e chiassoso della Nicosia greca ai mercatini turco-ciprioti di Lefkosa inseriti in caseggiati spesso fatriscenti sulle quali sventolano ovunque le bandiere turche
Mercatini nei quali è possibile acquistare borse e magliette firmate low cost (visto che quasi tutto ormai viene fabbricato in Turchia).

I turco-ciprioti (ma anche i greco-ciprioti) non si sentono né greci né turchi, ma custodiscono il loro spirito d’appartenenza all’isola e hanno spesso sorriso all’ostentazione turca di voler posizionare ad ogni costo la loro bandiera ovunque nella isola, perfino sugli scogli più isolati della punta più a nord.

Ma un’altra città interessante di Cipro Nord è Farmagusta (Gazimagusa in turco) che è stata uno degli ultimi baluardi veneziani contro l’invasione turca di Cipro. Lì, entro le possenti mura di cinta della città, il Governatore Bragadin (nel XV secolo) si oppose tenacemente all’assedio della città da parte delle truppe turche comandate da Lala Mustafà.
Alla fine, stremati dal lungo assedio, Bragadin e i suoi patteggiarono una resa in cambio della vita… patti che non furono rispettati, visto che la pelle del Governatore Bragadin, scuoiato vivo, ora sono riposte nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia (leggi Il Martirio di Marcantonio Bragadin).

La splendida cattedrale gotica di Farmagosta, ora è stata spogliata, trasformata in moschea e come ultimo schiaffo alla cristianità, intitolata proprio a Lala Mustafà Pascià.

Ma di interessante c’è sicuramente il quartiere fantasma di Varosha. Quando nel 1974 Cipro fu invasa dall’esercito turco, il ricco e mondano quartiere di Varosha fu evacuato e, ad oggi, è rimasto abbandonato.
Gli unici che possono accedervi sono le truppe dell’ONU e…le tartarughe che possono deporre le uova indisturbate sulle spiagge all’ombra dei lussuosi alberghi a cinque stelle abbandonati.
Ne sa qualcosa la nostra Sofia Loren che possiede (o meglio, possedeva) una villa proprio nel quartiere di Varosha.
Purtroppo, a Varosha non si può entrare (se non scavalcando la rete, a proprio rischio e pericolo, ed evitando le ronde), ma su YouTube si trovano tanti video girati dai giovani del luogo. Lì, il tempo si è fermato agli anni 70. Inquietante e affascinante allo stesso tempo.

Cipro Nord è considerata un po’ la MonteCarlo turca o meglio, la LasVegas turca, come se il dio islamico chiudesse un’occhio verso i turchi che vengono in questo luogo di “perdizione” ad ubriacarsi e a giocare nei casinò.

Il nostro Hotel era una meta proprio per questo genere di clientela: ricchi turchi in vena di scialacquare denaro nel casinò o di ubriacarsi a bordo piscina (Allah ti ringrazio per questo All Inclusive).
Ci diceva Franco, il nostro referente italiano (tra l’altro triestino pure lui) che l’Hotel forniva l’aereo privato da e verso Ercan per coloro che (ricconi turchi) garantivano un investimento di almeno ventimila euro al Casinò…peccato che in portafoglio io ne avevo solo venti!






 






 









 










 




















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