Capo di piazza, tra Piazza Unità e Piazza della Borsa, in particolare, si è trasformata in un fiume di persone e noi, come dei salmoni temerari, vi ci siamo infilati controcorrente, per poi defluire naturalmente in una corrente di gente che risaliva nella direzione a noi confacente.
Durante una pausa ispettiva di un negozio di scarpe tutto-al-50-percento da parte del nostro drappello femminile, le controparti maschili (di cui faccio parte) si sono accampate in attesa delle donne.
Giusto quei cinque minuti d'orologio femminile (corrispondenti a cinquanta minuti d'orologio maschile) di attesa fuori dal negozio, quando vedo formarsi un capannello di persone a semicerchio poco distante da noi.
Lascio il mio collega di attesa da solo un attimo (in seguito riuscirò a bloccare il suo tentativo di suicidio con i lacci delle scarpe appena in tempo) e impugno macchina fotografica e flash (sempre con me, al seguito).
Sfruttando la stazza, riesco a ricavarmi lo spazio per scattare queste (e altre) foto.
Riguardandole, in seguito, mi sono soffermato sui volti delle persone attorno. Volti che al momento dello scatto non avevo assolutamente osservato. Chi applaude felice, chi strabuzza gli occhi, chi apre la bocca sorpreso, bambini che dormono nelle carrozzine, incuranti del mondo chiassoso che li circonda e chi se ne frega e pensa piuttosto ai prezzi di due completi da uomo scontatissimi allo zero-cinque percento e indossati da due manichini d'alto fusto. Insomma, un brodo di emozioni in pochi scatti e, chissà, forse in futuro qualcuna delle persone ritratte scoprirà queste foto online e ricorderà questo giorno (o mi farà causa).
Nessun commento:
Posta un commento