Prendiamo il treno da Trieste alle 8.15. Andata e ritorno (in due) 50 euro. Pensavo peggio, anche se l'ultima volta che sono andato a Venezia era quasi vent'anni fa quindi è plausibile che i miei ricordi sulle tariffe del treno siano poco attendibili.
Arriviamo a Venezia dopo due ore di MP3 in cuffia e dopo la lettura molto approfondita del numero 259 di "Il Fotografo", acquistato doppio per sbaglio (cosa che mi verrà rinfacciata a vita).
Primo impatto uscendo dalla stazione: un mare di gente seppure siamo in un giorno feriale. Ci immergiamo a spallate nella fila per il Tourist Point per fare il biglietto giornaliero per i vaporetti.
Una furbona ruba la fila: "Where is for the hotel information?" - "Torna indrio, crodiga de baba!".
Lasciamo quei 18 euro a testa per il biglietto e via verso l'isola della Giudecca.
Noi Giuliani non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo ad avere questo gioiello dell'arte, della cultura, dell'architettura e della storia a 2 ore di treno da casa. Mi giro attorno e vedo una quantità impressionante di giapponesi che decidono di dedicare le UNICHE settimane di ferie della loro vita a visitare Venezia, quando noi, da ragazzi, venivamo quasi trascinati in questa città. Per me, Venezia era sinonimo di "scarpinata colossale". Inutile dire che non l'ho mai amata tanto.
Bisogna crescere un pò per apprezzarla e amarla.
Quel che è certo è che i veneziani non amano i turisti: il triestino capisce il veneto, specialmente quando manda a fanculo qualcuno e di turisti ne sono stati mandati a fanculo tanti....garantisco!
Quel che fa incazzare però è l'indole italiota di abbindolare la gente. Non potrò dimenticare i "procacciatori di clienti" che attiravano la gente nei ristoranti, nè tanto meno i tanto odiati (da me) cacciatori di firme pro-bambini-poveri-del-Rhuanda o di non-so-dove che cercavano di convincere (o meglio, fregare) una povera giapponese a firmare una cambiale in cambio di una penna.
(Notare la Leica M con Summilux montato: un colpo in testa e 10k euro in saccoccia)
L'ingresso alla mostra è scontato per i soci FIAF. Mostro orgoglioso la mia tesserina al "controllore" (come diavolo si chiamano i bigliettari dei musei??) che non mi caga di striscio. Al chè cerco di agitare la tesserina "qui! qui! Tesserina FIAF! Guardi! Sono un fotografo!" (indico la 7D in spalla e la mia maglietta "serie L" nera con righine rosse. "Si si, tenga qui (pirla)".
Visitiamo la splendida (e corposa) mostra nell'altrettanto splendido ambiente. Mostra consigliata++. E' davvero ammirevole osservare il maestro del bianco e nero nelle sue opere. Ma io l'avevo già visto, perché avevo già acquistato il libro "Genesi" al PortfolioTrieste.
E' ora di dirigersi alla mostra decisamente più colorata di Franco Fontana.
E' qui che mi rendo conto che tutte quelle foto che ho fatto in passato e che io credevo fossero belle, originali e geometriche in realtà è roba fotografata e stra-fotografata negli anni 80 da Fontana.
Ispirati dalla botta di colori decidiamo di recarci a Burano, ma prima, tappa intermedia verso l'immancabile Piazza San Marco.
Pausa panino sulle scale di una non-meglio-precisata basilica (o chiesa) delle enne-mila che spuntano a Venezia (c'erano più preti che abitanti, nel '600, dico io). Cerco di sedermi sui gradini quando una tardona smartphone-munita mi si avvicina chiedendomi a cenni se posso farle una foto.
"Portrait or landscape?" - "Yes.. a picture".... si, vabbè. "Più indietro, più indietro, più ind.... STOP" per un momento, preso dalla macabra curiosità di verificare le proprietà di galleggiamento della megera, la fermo e le scatto una foto (con le pessime capacità fotografiche di un Samsung S3 ndR). "Another one!" mi fa lei, quando SPLASH! Una secchiata di merda di colombo mi irrora braccio, testa, maglia e schiena. "TUMARE!!!!!" - "Yes... another picture!" - "No, me ga cagà un colombo... altro che 'another picture'" - "Yes... another picture!".... stronza. Lei, la sua foto di merda e tutti quei colombi svolazzanti ben rimpinzati.
Mi disinfetto come posso e ci avviamo verso il centro di Venezia stando ben protetti dai cornicioni.
Addentrandoci tra i meandri dei vicoli, ci imbattiamo (vera botta di culo) in un set fotografico. Giusto il tempo di rubare uno scatto alla modella (non proprio nel fiore degli anni, ma mai sputare nel piatto in cui si mangia) e andarcene via soddisfatti.
Pausa panino sulle scale di una non-meglio-precisata basilica (o chiesa) delle enne-mila che spuntano a Venezia (c'erano più preti che abitanti, nel '600, dico io). Cerco di sedermi sui gradini quando una tardona smartphone-munita mi si avvicina chiedendomi a cenni se posso farle una foto.
"Portrait or landscape?" - "Yes.. a picture".... si, vabbè. "Più indietro, più indietro, più ind.... STOP" per un momento, preso dalla macabra curiosità di verificare le proprietà di galleggiamento della megera, la fermo e le scatto una foto (con le pessime capacità fotografiche di un Samsung S3 ndR). "Another one!" mi fa lei, quando SPLASH! Una secchiata di merda di colombo mi irrora braccio, testa, maglia e schiena. "TUMARE!!!!!" - "Yes... another picture!" - "No, me ga cagà un colombo... altro che 'another picture'" - "Yes... another picture!".... stronza. Lei, la sua foto di merda e tutti quei colombi svolazzanti ben rimpinzati.
Mi disinfetto come posso e ci avviamo verso il centro di Venezia stando ben protetti dai cornicioni.
Addentrandoci tra i meandri dei vicoli, ci imbattiamo (vera botta di culo) in un set fotografico. Giusto il tempo di rubare uno scatto alla modella (non proprio nel fiore degli anni, ma mai sputare nel piatto in cui si mangia) e andarcene via soddisfatti.
Un passaggio rapido davanti i negozi chic di Venezia. Ci fermiamo davanti la vetrina di Louis Vuitton: un portiere in livrea apre la porta del negozio e ci chiede il CUD: "non siete degni nemmeno di alitaVe sulle nostVe vetRive in vetVo al topazio" - "Ciò cocolo..... te sa dove te pol metterte le tue borse maròn?".
Vengo trascinato via (in realtà la versione è molto romanzata: sono stato io a trascinare via Morena che si era attaccata alla vetrina di Louis Vuitton come un pesce pulitore sul vetro di un acquario).
Finalmente arriviamo in piazza San Marco. Bella... grande.... piena di gente.... una piazza. Sarà che le piazze grandi non mi fanno impressione (Piazza Unità non è proprio piccolina) ma non ci ho visto niente di chè, se non la marea interminabile di persone che facevano la fila per entrare nella Basilica. Un turista in fila mi tira la giacca: "Please! KILL ME!".
Impugno il 600EX-RT in mano e mi intestardisco che devo assolutamente rubare qualche scatto di street aggressivo alla Bruce Gilden (o alla Maurizio Costanzo) ma mi rendo subito conto che l'unico soggetto che ho il coraggio di flashare in faccia è solo Morena :)
E ora via al traghetto per Burano.... un'ora buona. Ho calcolato male i tempi. Ma l'isoletta è davvero il paradiso di sfogo dopo la mostra di Fontana. Mi metto in testa di scattare una foto con un tema colore per ogni iniziale di "F.R.A.N.C.O." (Fucsia, Rosso, Arancio, Nero, Ciano, Ocra) e terminare con una fontana.... idea davvero kitch che abortisco sul nascere. Ma l'ispirazione "fontanesca" è ben viva.
Giro totale dell'isola (che non è molto grande) per arrivare infine in piazza Baldassare Galuppi e ammirare gli affreschi della chiesa dal campanile che pende. Scoprirò poi (thanks to Wikipedia) che alcuni affreschi erano del Tiepolo (mica un quaquaracquà qualunque!).
Decidiamo di lasciare la graziosa Burano e ritornare verso la Serenissima, un pò per l'ora tarda, per la traversata non proprio breve e per evitare che (anche) il campanile mi cada in testa, vista la giornata particolarmente fortunata.
Breve tappa a Murano. Siamo al calar del sole e le gambe iniziano a chiedere pietà.
Un Selfy finale che fa molto figo di questi tempi e via verso la stazione dei treni.
Salutiamo Venezia immersa nella luce dorata del tramonto.
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