venerdì 2 maggio 2014

In giro per Monaco (ovvero: "Productronica München 2013" parte II)


Non si può visitare Monaco senza cenare almeno una volta alla Hoffenbrauhaus (che per semplicità e per evitare un'enfisema, chiameremo HB). Bene. Destinazione HB! Ma dov'è? Subito vengono estratti gli iPhone a scatto in cerca di satelliti e connettività ma sembra che in Germania prenda poco. "Prova a salire su quel cartello lì giù a vedere se prende" - "Dove? Su quel cartello con la freccia 'HOFFENBRAUHAUS'?" - "Si quella" - "Niente da fare, non prende".
E' così che decidiamo di andare all'avventura in cerca della storica birreria di Hitler. Per chi non lo sapesse, Hitler iniziò la sua carriera di imbonitore delle folle come birraio, promettendo birra e pelo gratis per tutti. Il resto è storia.

"Guardate che bella che è MarienPlatz. Andiamo di là!". "Toh! MarienPlatz di nuovo... che bella. Adesso andiamo di qua". "Ehila! Siamo di nuovo a Marienplatz. Carina però adesso andiamo di su". "Marienplatz, di nuovo. Giriamo di qua?". "Marienplatz... due palle. E adesso dove si va?".











Dopo un paio d'ore di camminata e una decina di piazze molto, ma molto, simili a Marienplatz rinunciamo alla disfatta e optiamo per un altro ristorante.
Per rimanere in tema bavarese scegliamo un ristorante Argentino per la gioia di Fuffo che voleva un ristorante tipico: "Perfetto eh? Siamo a Monaco e andiamo al McDonnald dei argentini?".

Mangiamo qualcosa, cercando pidocchiosamente di contenere le spese secondo le policy aziendali e,
terminata la cena, ci rendiamo conto che la questione di principio ci obbliga a cercare comunque l'HB.
Rinvigoriti dalle proteine in corpo e disorientati dall'alcol troviamo finalmente la nota birreria seguendo delle tracce di vomito sul selciato.





La birreria è un ex monastero ed è frequentatissimo, specialmente in periodo fieristico. Fatichiamo non poco a trovare posto . Nel frattempo la banda del locale si lancia in un sonoro "EIN PROSIT!" EIN PROSIT!". Boccali da litro volano in aria in un brindisi all'unisono. I commensali si lanciano in un karaoke da lega degli alcolisti anonimi stonati sbrodolando birra e bava, bava e birra. Alcuni solo bava.
Una cameriera vestita di fustagno dagli avambracci tatuati con due ancore di dimensioni uno-a-uno ci squadra con due occhi ariani e ci intima di ordinare. "Cinque birre grandi" - "FUNF GROSSE BIER?" - "Si... ehm... JA" - "HEIL!": braccio teso e si allontana col passo dell'oca.

"Bello questo posto, vero? Guardate? Il tavolo è tutto intarsiato di iscrizioni e incisioni! Toh! Qui c'è anche un dente incastrato. E qui? In questo cuore c'è scritto 'Hitler loves Eva' e lì? 'Goring loves Hitler'".

Arrivano cinque damigiane di birra inanellate ad ognuna delle cinque dita della mano destra della cameriera dalle sembianze umane che, con la sinistra portava invece un copertone da camion. Giusto una birretta come dopopasto.

Porto le labbra al boccale di birra: "EIN PROSIT! EIN PROSIT!" .... e che cavolo? Tutti si alzano intonando l'inno nazionale  (ma non suonava diverso ai mondiali?). Ci sediamo e ritento la sorsata: "FOTO! Dovemo farse una foto!"... ma porc....
Pentito di essere il fotografo ufficiale della congrega mi metto all'opera sfoderando flash, schermi, ombrelli, riflettori. Morale: un paio di foto di merda (che neanche pubblicherò). In seguito mi giustificherò incolpando l'alcol.

Dopo 14 EIN PROSIT riusciamo finalmente a finire le "birrette" e ci dirigiamo verso l'uscita. Tappa obbligata, prima, per i vespasiani dell'HB.

Questi meriterebbero un articolo a parte. Leggende narrano che il National Geographic abbia fatto in passato un servizio intero sui cessi della nota birreria bavarese e che il centro di ricerche per le guerre batteriologiche abbia condotto fruttuosi studi sui campioni dalla melma che copre il pavimento dove (è noto) i motociclisti tedeschi amano passeggiare a piedi nudi.





Usciamo, consci di portarci a passeggio almeno una dozzina di ceppi patogeni di batteri sotto la suola delle scarpe e ci dirigiamo verso la metro, quando il Cervo ci ferma: "Ho ancora un pò di sete! Potremmo andare in un altro locale tipico bavarese: c'è un bar irlandese qui!". Votiamo: quattro "no" e un "si". Vince il "si".

Troviamo il bar e pure un posto (a fatica) in cinque su uno sgabello in un angolo e inizia il primo giro di birre. "Io no. Sono un pò costipato. Opterò per un whiskey". Fornace mi segue nella scelta.

Al terzo giro, Fornace con la bocca visibilmente impastata: "Domani dovemo trovarse alle nove con i tipi della Sciusnabusna Corporation per quella macchina. Non podemo (hic!) far tardi!".
Al quarto giro, Fornace inizia uno scambio di sguardi languidi monodirezionali (nel senso che la tipa non lo considerava di striscio) con una del tavolo vicino.
Al quinto giro di birra e whiskey, ci convinciamo che la tipa del tavolo è lesbica perché stoica agli sguardi sempre più magnetici del Fornace.
Al sesto giro tiriamo giù il Fornace dal tavolo e gli rimettiamo i pantaloni: "No.. ve digo che la xe lesbica! Ma la ga ancora speranze..... laseme!"
Al settimo giro Fornace inizia un trenino al suono di "Maracaibo!" (suono che sentiva solo lui, purtroppo).
All'ottavo giro riusciamo a fatica a strappare il cellulare dalle mani del Fornace che voleva mandare un SMS ai tipi dell'appuntamento di domani per giustificarsi del ritardo causa "indisposizione da cibo" (alle tre di notte).
Al nono giro finalmente la sete del Cervo si quieta e, in un momento di pausa digestiva, riusciamo a convincerlo a tornare in albergo.

"L'albergo è di la!" - "Non era di là?" - "No, di la c'è l'HB!" - "No, era di la!" - "Ok.... chi tira fuori il navigatore?"




Note: nessun animale è stato ferito, sodomizzato, vivisezionato durante la stesura di questo racconto. I fatti, sebbene basati su avvenimenti realmente accaduti, sono romanzati e non possono quindi costituire materiale giuridico in sede civile o penale (leggi: divorzi, licenziamenti, etc.).




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